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FUE vs Trapianto di cellule staminali pilifere HST

 

È interessante poter comparare un trapianto eseguito con tecnica Follicular Unit Extraction, comunemente conosciuta come FUE con un trapianto di cellule staminali pilifere HST. Questo perché la FUE è estremamente conosciuta, mentre la HST lo è ancora poco.

A riassumere il concetto della tecnica FUE. Per far questo dobbiamo considerare la zona donatrice. Cioè quella zona situata nella parte occipitale del cranio. Nella quale sono disposte le unità follicolari che non sono sensibili al diidrotestosterone e che quindi non sono suscettibili di cadere.

Questa zona donatrice costituisce il capitale donatore del paziente. Infatti, la tecnica FUE preleva delle unità follicolari dalla zona donatrice. E le sposta in zona ricevente. Questo per realizzare il restauro cosiddetto capillare.

Limiti della tecnica FUE

Quindi chiaro che il limite che la tecnica FUE presenta è costituito dal numero di unità follicolari disponibili in zona donatrice. Se una zona donatrice e ricca, quindi se dispone di molte unità follicolari, le capacità di restauro diventano più importanti che se questa zona donatrice fosse scarna. Tutto questo, comunque, in funzione della superficie della zona da restaurare.

Più la zona da restaurare è ampia e più c’è bisogno di un’età follicolari che devono essere quindi prelevate dalla zona donatrice. È chiaro quindi il rapporto esistente tra possibilità di restauro e ricchezza della zona donatrice. Finché una zona donatrice e ricca, il paziente può permettersi di effettuare prelievi consistenti. Ma se la zona donatrice è scarna, probabilmente il paziente non può neanche permettersi di effettuare un trapianto.

FUE sposta le unita follicolari ma non le rigenera

Quindi il primo concetto da prendere in considerazione è il fatto che la FUE realizza un semplice spostamento di unità follicolari dal punto A al punto B. Il fatto di prelevare le unità follicolari della zona donatrice è un elemento nel quale si misura la bravura del chirurgo. Infatti, se il prelievo viene effettuato in maniera troppo concentrata, alla fine il risultato sarà visibile.

Egli distribuisce con accortezza i prelievi lungo tutta la zona donatrice, in modo tale da minimizzare l’impatto visivo che questi prelievi possono avere diminuendo la densità. Uno degli errori più gravi che un operatore chirurgico può effettuare E quello, infatti, di non saper distribuire con accortezza le i prelievi e quindi di far sì che alla fine Si noti che la zona donatrice è stata prelevata e quindi si noti una diminuzione di densità. È un fatto concreto, inoltre, che il prelievo lasci un vuoto dove è effettuato. E tutti questi prelievi, e quindi tutti questi vuoti, alla fine limitano la possibilità del paziente di portare i capelli rasati corti perché la sua zona donatrice risulterebbe costellata di una quantità enorme di vuoti.

Tecnica FUE sconsigliata ai giovani

Il fatto poi che la zona donatrice sia limitata nel numero di unità follicolari disponibili, costituisce un limite alla possibilità di intervenire su un paziente giovane. Il quale, paziente giovane, ha la alopecia in progresso. Quindi se lui esegue un intervento FUE in giovane età e consuma una porzione consistente del suo capitale di unità follicolare, poi in età più matura, se la sua alopecia sarà diventata più importante, non avrà probabilmente più sufficienti unità follicolari disponibili per creare un restauro accettabile.

Trapianto di cellule staminali pilifere supera le difficolta della FUE

Il trapianto di cellule staminali pilifere HST viene a superare tutte queste difficoltà o limitazioni della FUE. Invece del prelievo intero di una unità follicolare, ne viene prelevata solo una porzione, agendo con un ago di piccolissime dimensioni.

Le cellule staminali pilifere, contenute all’interno dell’unità follicolare vengono quindi suddivise in due gruppi. Ognuno di questi gruppi darà poi nascita ad una nuova unità follicolare Identica alla precedente di partenza. Quindi da un’unità follicolare, se ne creano 2, 1 che serve a ripristinare la zona donatrice ed una che invece va a riempire la zona ricevente. Il primo vantaggio che appare chiaramente è quello in cui non abbiamo una limitazione del capitale di unità follicolare disponibili.

Zona donatrice rigenerata

La zona donatrice rigenerandosi nel giro di 9 mesi può permettersi di offrire unità follicolari per trapianto illimitatamente. La zona donatrice rigenerandosi, quindi non è più costellata degli ammanchi che abbiamo visto essere presenti in un intervento FUE.

Senza ammanchi, senza cicatrici

Non vi sono ammanchi e non vi sono neanche cicatrici. Per cui la zona donatrice si rigenera esattamente come prima di qualsiasi prelievo. Tipo di trapianto è anche adatto a giovani. Perché abbiamo visto prima che la alopecia, progressivamente aumentando negli anni, può essere restaurata con trapianti successivi, senza che il capitale di unità follicolari venga a diminuire. Non esiste quindi il problema di distribuire i prelievi in maniera oculata, perché in ogni modo questi prelievi ricrescono. Il risultato finale è estremamente naturale. E il fatto che si agisca con aghi estremamente minuti fa sì che il risultato è di una grande naturalezza.
Rispetto quindi ad un intervento FUE la zona donatrice diventa praticamente illimitata e quindi si può permettere al paziente di restaurare zone anche molto ampie che non sarebbe possibile altrimenti di restaurare.

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